Contro l’esodo di medici ospedalieri verso la pensione, assumere giovani camici prima ancora che si specializzino è meglio che allargare gli ingressi alla Facoltà di Medicina. Lo afferma il sindacato ospedalieri Anaao Assomed, che in uno studio evidenzia come entro 10 anni il Ssn avrà 3 mila pediatri in meno, e il personale si sarà ridotto di 1800 internisti, 900 chirurghi, oltre 400 cardiologi 340 anestesisti, 500 ginecologi e radiologi, 800 psichiatri. Da qui al 2023, incrociati i dati Fnomceo, Enpam, Università e Ragioneria Generale, si pensioneranno più di 58.000 tra medici dipendenti Ssn (116 mila), universitari (11 mila) e specialisti ambulatoriali (15 mila). Per contro, con l’attuale trend dei contratti di formazione, arriveranno soli 42 mila specialisti. Lo studio firmato da Carlo Palermo, coordinatore dei segretari regionali, e Domenico Montemurro e Fabio Ragazzo (Aio Giovani), parte dal 2012, anno in cui tra i medici specialisti la fascia più rappresentata – oltre 33 mila -è 55-59 anni (28%) ma ci sono pure 14 mila over 60 (12%). Dal 2019, si dovrebbe balzare dalle attuali 3 mila uscite annue a 7700 fino al 2023. Evitarle? Arduo: gli stimoli sono pochi, solo il 9% dei dirigenti medici diventa direttore di struttura complessa. Aprire le porte? Sì, ma non aumentando gli iscritti al corso di laurea in Medicina, perché i primi risultati si vedrebbero dopo 10 anni. «Inoltre – aggiunge il segretario nazionale Anaao Costantino Troise -per non creare sottoccupati eliminando il numero programmato si dovrebbe prevedere tra sei anni un numero di specializzandi, circa 8500, difficile da sostenere». Per Anaao, il rimedio è rimodellare i corsi di specialità anticipando l’incontro con il lavoro: metà corso andrebbe coperta da un contratto di formazione universitario e l’altra metà da un contratto a tempo determinato, a carico della Regione, che lo studente firmerebbe prima di aver conseguito il titolo da specialista. «Il Ssn ha di fronte tre sfide contestuali: la stabilizzazione dei precari, la formazione del personale e l’anticipo dell’età di ingresso nel lavoro», spiega Troise. «Il decreto per stabilizzare i 2000 contratti a tempo determinato, su cui c’era stata un’intesa con il Governo, non arriva: sembra essersi perso per strada in coincidenza con la crisi. Lo solleciteremo, credo e spero non si voglia consacrare alla Spending Review uno dei motivi di consolidamento del Ssn. In compenso, il nuovo governo sta affrontando l’estensione della formazione degli specializzandi alla rete extrauniversitaria, secondo il percorso di studi a complessità crescente delineato nel ddl omnibus in arrivo in Parlamento. Con la nostra ricerca poniamo un terzo problema: l’esigenza di anticipare l’età d’ingresso nel Ssn, oggi sui 36 anni, con una programmazione corretta». L’assunzione “precoce” proposta da Anaao non creerà conflitto con 5000 specialisti tra co.co.co e atipici? «Nel Ssn si è assunti per concorso, vedo difficile per le partite Iva l’inserimento in percorsi concorsuali; fra l’altro stiamo parlando di una formazione di là da venire. Ciò detto, Anaao lotta sia per lo sblocco del turn-over sia per un Ssn che garantisca i livelli essenziali di assistenza: lavoriamo per evitare “guerre tra poveri”».
Mauro Miserendino
fonte Doctor News